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Nuovi elementi nel caso Ciccio e Tore: la madre dei due fratellini chiede di riaprire le indagini

Rosa Carlucci, insieme alla figlia Filomena Pappalardi, l'avvocato Giovanni Ladisi e il consulente Rocco Silletti, ha presentato una nuova istanza presso la Procura di Bari

Quasi sedici anni dopo la tragica scomparsa dei fratelli Francesco e Salvatore Pappalardi, di 13 e 11 anni, ritrovati senza vita nel febbraio 2008 in un pozzo cisterna di un edificio dismesso a Gravina in Puglia, la loro madre, Rosa Carlucci, sollecita una nuova indagine. La scomparsa dei fratellini era avvenuta nel giugno del 2006, e ora emergono nuove richieste per riaprire il caso che aveva già visto un’indagine riaperta e successivamente archiviata nel 2012.

Rosa Carlucci, insieme alla figlia Filomena Pappalardi, l’avvocato Giovanni Ladisi, specializzato in diritto penale, e il consulente Rocco Silletti, ha presentato una nuova istanza presso la Procura di Bari. Questa mossa arriva alla luce di nuovi elementi di prova e la necessità di riesaminare quelli già in possesso degli investigatori, come riportato dall’Adnkronos. La loro argomentazione si basa su una serie di questioni cruciale, tra cui il momento esatto della caduta dei ragazzi nella cisterna, contraddizioni e omissioni nelle testimonianze raccolte e la presenza di un farmaco ansiolitico vicino ai corpi, il cui collegamento con la famiglia viene considerato rilevante.

La circostanza della loro scomparsa, secondo le ipotesi, vedrebbe i due ragazzi “costretti o indotti” a dirigersi verso l’edificio abbandonato verso le 23.30 del giorno in cui sparirono. L’avvocato Ladisi, citato dall’Ansa, evidenzia tre questioni chiave: la prima si concentra sull’orario preciso della caduta nella cisterna, sostenuto da dettagli emersi durante l’autopsia. La seconda questione solleva dubbi su molteplici contraddizioni e omissioni da parte di individui interrogati inizialmente durante le indagini, e successivamente nel corso di un processo civile relativo a una richiesta di risarcimento danni, sempre negata e attualmente pendente in Cassazione.

La terza questione, descritta come “nebulosa” ma estremamente inquietante, riguarda il ritrovamento di un farmaco ansiolitico nelle immediate vicinanze dei corpi, un elemento che potrebbe essere ricondotto a un ambiente familiare ai bambini. Queste nuove evidenze potrebbero aprire la strada a un’indagine per omicidio, considerando che altri reati associati potrebbero ormai essere prescritti.

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