Fiera del Levante, Israele escluso: l’Ambasciata avverte “No a strumentalizzazioni politiche”

Dopo lo stop alla partecipazione per il conflitto in Palestina, si accende il dibattito politico. Emiliano: “Vicini al popolo israeliano, contrari alla linea del governo Netanyahu”

L’esclusione di Israele dall’edizione 2025 della Fiera del Levante di Bari continua a sollevare reazioni. L’Ambasciata israeliana in Italia, con una nota ufficiale, ha invitato a non trasformare la decisione in terreno di scontro politico, sottolineando come le tensioni internazionali non debbano compromettere le collaborazioni commerciali e tecnologiche costruite negli anni tra il Paese mediorientale e la Puglia.

La scelta di bloccare la presenza israeliana alla Campionaria, motivata dal conflitto in corso in Palestina, ha infatti scatenato un acceso confronto politico. A livello nazionale si è registrato lo scontro tra il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri e il sindaco di Bari Vito Leccese, mentre sul fronte regionale è arrivata la presa di posizione del presidente Michele Emiliano.

Il governatore pugliese, in una lunga dichiarazione, ha espresso solidarietà al popolo israeliano sceso in piazza contro la guerra: circa un milione di persone ha manifestato lo scorso 17 agosto chiedendo la fine delle ostilità, la liberazione degli ostaggi e il ritorno a un processo democratico. Emiliano ha definito la protesta un “atto di coraggio civile e politico” che non può essere ignorato.

Secondo il presidente della Regione, il governo guidato da Benjamin Netanyahu starebbe “strumentalizzando il dolore legittimo del popolo israeliano per rinviare un inevitabile confronto democratico”. Da qui la linea chiara di Emiliano: contrarietà alla politica dell’attuale esecutivo israeliano, ma vicinanza “fraterna” al popolo con cui la Puglia ha sviluppato nel tempo legami culturali e umani profondi.

L’appello dell’Ambasciata, tuttavia, invita a tenere separati piani diversi: mentre la politica internazionale resta segnata dal conflitto, le relazioni economiche e la cooperazione in settori innovativi non dovrebbero essere compromesse da decisioni dettate dal contesto bellico.

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