Verde urbano in Puglia: crescita lenta e insufficienti benefici climatici

Gli alberi nelle città pugliesi non bastano a contrastare caldo e inquinamento: Coldiretti lancia l’allarme

In Puglia, il verde urbano cresce ma resta insufficiente per affrontare l’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici. È questo l’allarme lanciato da Coldiretti Puglia sulla base dei dati più recenti dell’Istat, che fotografano una realtà preoccupante: nonostante un incremento della superficie verde nei capoluoghi di provincia, i benefici sul microclima urbano risultano ancora troppo limitati.

Le ondate di calore, sempre più frequenti e intense, con temperature che superano i 40 gradi e l’emissione costante di bollini arancioni e rossi, stanno mettendo a dura prova le città pugliesi. Secondo Coldiretti, una maggiore presenza di alberi e parchi nelle aree urbane potrebbe ridurre le temperature medie di almeno 1,5 gradi, migliorando sensibilmente la vivibilità e tutelando la salute pubblica.

Nel dettaglio, il rapporto Istat analizza la distribuzione del verde urbano nelle città capoluogo: Bari, pur con oltre 30mila alberi censiti, offre solo 9,6 metri quadri di verde pro capite. Foggia ne ha 9,4, Lecce 10,7, Brindisi 13,1 e Taranto si distingue con 19,8 metri quadrati. In termini di alberi per abitante, Brindisi guida con 21,3 ogni 100 residenti, seguita da Lecce (20,7) e Barletta (16,2).

I parchi urbani costituiscono il 15,2% del totale delle aree verdi e a Bari la percentuale sale al 26,9%, ben oltre la media. Tuttavia, è nei comuni con minore densità vegetale che si registrano le condizioni climatiche più critiche: la scarsità di ombreggiature e superfici alberate incide pesantemente sulle temperature medie cittadine.

Gli alberi agiscono come veri e propri climatizzatori naturali, grazie all’ombreggiatura e ai processi di fotosintesi e traspirazione. Una singola area verde di circa 1.500 metri quadrati è in grado di abbassare la temperatura ambientale fino a 1,5 gradi, con effetti positivi che si estendono a decine di metri di distanza.

Oltre al raffreddamento dell’aria, il verde urbano contribuisce significativamente alla riduzione dell’inquinamento. Secondo l’analisi di Coldiretti, un solo albero adulto può assorbire tra i 100 e i 250 grammi di polveri sottili, mentre un ettaro di vegetazione riesce a trattenere fino a 20mila chilogrammi di CO2 ogni anno. Le specie più efficaci in questo ruolo sono autoctone: farnia, leccio, carpino bianco, acero campestre, frassino, tiglio, pioppo, affiancati da arbusti come alloro, rosa canina, biancospino, ligustro e corniolo.

Coldiretti sottolinea che serve un intervento strutturale nella pianificazione urbana, con una strategia mirata a potenziare le superfici verdi pubbliche e private. In questo scenario, anche la campagna paga un conto salato: negli ultimi vent’anni, quasi il 25% degli alberi da frutto è scomparso, e ben 21mila ulivi sono stati persi a causa della Xylella, con gravi ripercussioni ambientali e produttive.

La frutticoltura può svolgere un ruolo chiave nella mitigazione del clima, grazie alla sua capacità di assorbire anidride carbonica. Secondo recenti ricerche, adottando tecniche colturali attente alla sostenibilità, questa funzione potrebbe essere ulteriormente valorizzata, trasformando i frutteti in strumenti di lotta all’inquinamento e all’effetto serra.

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