L’arte del costruire sta vivendo una profonda trasformazione grazie all’unione tra tradizione e nuove tecnologie, che consente di convertire gli scarti di lavorazione in risorse preziose. Questo approccio, che combina sostenibilità ed economia circolare, è al centro di un progetto pionieristico del Politecnico di Bari, in cui la stereotomia, disciplina antica legata alla geometria e al taglio dei conci, si sposa con le tecnologie avanzate di stampa 3D. Un esempio concreto di questa sinergia è il “da Vinci’s Bridge”, un prototipo di ponte pedonale realizzato con materiali derivati da residui di lavorazione, progettato e costruito grazie all’impegno di un team multidisciplinare.
Il Politecnico di Bari vanta oltre vent’anni di esperienza nella ricerca sulla stereotomia applicata alle tecnologie 3D. Il professor Giuseppe Fallacara, ordinario di progettazione architettonica e coordinatore del dottorato “Progetto per il patrimonio: Conoscenza, Tradizione e Innovazione”, sottolinea l’importanza di questa disciplina: “Stereotomia e prime applicazioni in 3D è stato il tema della mia tesi di dottorato al Politecnico di Bari nel 2003. Da allora, numerose tesi e collaborazioni internazionali hanno contribuito a sviluppare un percorso di conoscenza scientifica di grande rilievo”.
Tra i progetti più innovativi emersi da questo percorso spicca proprio il “da Vinci’s Bridge”, un omaggio a Leonardo da Vinci e al suo visionario progetto del 1502 per un ponte sul Bosforo. Il prototipo è stato realizzato dal team Poliba, guidato dal professor Fallacara, con il supporto di architetti, ingegneri e startup locali. La struttura è il primo esempio italiano di ponte ecosostenibile autoportante, costruito con una malta innovativa composta da polveri lapidee di scarto e un legante a base di geocalce. Questa soluzione dimostra le potenzialità del riutilizzo dei materiali di scarto, riducendo l’impatto ambientale delle costruzioni.
Il prototipo, completato dopo un anno di lavoro, è stato inaugurato il 20 dicembre scorso a Gravina in Puglia, con la partecipazione del sindaco Fedele Lagreca. L’iniziativa rappresenta un punto di partenza per ulteriori sviluppi, tra cui l’ottimizzazione delle proprietà meccaniche dei materiali e il miglioramento del processo di stampa 3D. Questi avanzamenti potrebbero aprire la strada a nuove applicazioni nel settore architettonico, favorendo un futuro più sostenibile e tecnologicamente avanzato.
La stereotomia, abbinata alla stampa 3D, si distingue non solo per la capacità di preservare l’antica tradizione delle costruzioni archivoltate, ma anche per il suo contributo alla ricerca globale. Il Politecnico di Bari si colloca tra le poche istituzioni universitarie al mondo attive in questo settore, accanto a realtà prestigiose come l’Eth di Zurigo e l’Eindhoven University of Technology. Il progetto ha attirato l’attenzione di altre amministrazioni locali, come il Comune di Valledolmo, in Sicilia, che ha manifestato interesse nella realizzazione di un ponte simile per il proprio territorio.
Il “da Vinci’s Bridge” è un simbolo tangibile di come il connubio tra tradizione, innovazione e sostenibilità possa dare vita a soluzioni rivoluzionarie nel settore delle costruzioni. Questo approccio non solo valorizza gli scarti di lavorazione, ma pone le basi per una visione più rispettosa dell’ambiente e del patrimonio architettonico.