La Corte d’Appello di Napoli ha respinto il ricorso presentato dal commerciante barese Donato Cippone, che metteva in dubbio l’eleggibilità di Antonio Decaro, ex sindaco di Bari, alla carica di deputato del Parlamento europeo. Il provvedimento conferma la regolarità della candidatura di Decaro, chiudendo definitivamente la controversia.
Secondo l’esposto di Cippone, Decaro non avrebbe rispettato i termini di legge, in quanto non si era dimesso dalla carica di sindaco almeno 180 giorni prima della scadenza naturale del Parlamento europeo, prevista per le elezioni dell’8 e 9 giugno 2024. Tuttavia, la Corte ha stabilito che i sindaci di comuni con più di 15mila abitanti possono essere candidati senza dimettersi preventivamente. Dopo l’eventuale elezione, questi ultimi hanno un termine di 30 giorni per scegliere se accettare la nuova carica o mantenere quella di sindaco.
La sentenza ha dunque validato il percorso seguito da Decaro, sottolineando che il rispetto delle norme è stato pienamente garantito. Il commerciante barese è stato inoltre condannato a rifondere le spese legali sostenute dall’ex primo cittadino, pari a 12.650 euro.
L’esito della vicenda ha suscitato reazioni nell’ambito politico e giuridico, riaffermando l’importanza di criteri chiari per l’accesso alle candidature elettorali. Il caso Decaro, al centro di questa disputa, evidenzia ancora una volta le complesse dinamiche legate alle norme che regolano il rapporto tra le cariche pubbliche e le elezioni sovranazionali.