A Bari, la macchina della giustizia rischia un nuovo colpo d’arresto. Dopo l’assunzione avvenuta nell’estate 2022 attraverso i fondi del Pnrr, circa 250 lavoratori precari hanno dato vita a una protesta presso il Tribunale civile di piazza De Nicola per sollecitare l’intervento del Governo sulla loro stabilizzazione. L’iniziativa, avviata alle 9 del mattino, si inserisce in un contesto di agitazione che coinvolge anche il resto della Puglia e il territorio nazionale, dove i precari della giustizia toccano quota 12.000.
Le figure coinvolte nel sit-in coprono ruoli chiave: dagli operatori data entry ai tecnici amministrativi, fino ai funzionari dell’ufficio del processo, professionalità che svolgono una funzione di raccordo tra magistrati e struttura amministrativa del Ministero della Giustizia. Secondo quanto riportato da Ileana Remini, segretaria generale della Fp Cgil Bari, si tratta di risorse ormai indispensabili per l’operatività del sistema giudiziario. Il 40% dell’organico resta ancora vacante, mentre un quinto degli assunti ha già abbandonato il posto, dopo aver vinto altri concorsi pubblici.
A lanciare l’allarme è anche Domenico Ficco, segretario generale della Camera del Lavoro Metropolitana, che sottolinea come nella sola Bari siano attivi circa 200 lavoratori su un totale nazionale di 12.000. Questi professionisti avevano inizialmente ottenuto contratti triennali da concorso pubblico, previsti in scadenza già nel 2024, ma prorogati per un ulteriore anno. Senza una proroga o un piano di stabilizzazione, la fine di questi contratti è ora fissata per l’estate 2026.
La protesta di Bari non è un caso isolato, ma parte di un’ondata più ampia che interessa diverse città italiane. A livello regionale, in Puglia, i precari ammontano a circa 600. Il personale era stato reclutato proprio con l’obiettivo di migliorare l’efficienza del sistema giudiziario, riducendo la mole di lavoro arretrata e digitalizzando i procedimenti. La loro uscita rischia di vanificare i progressi fatti negli ultimi anni.
Remini sottolinea come la situazione stia generando “grande preoccupazione e avvilimento”: molti lavoratori temono un ritorno all’incertezza lavorativa dopo anni in cui hanno contribuito concretamente al funzionamento degli uffici giudiziari. I sindacati annunciano che, in assenza di risposte concrete da parte del Governo, potrebbero essere avviate ulteriori forme di mobilitazione, “più incisive” e coordinate a livello nazionale.