Ecomafia 2024: il rapporto di Legambiente svela l’impennata dei reati ambientali in Italia ed a Bari

Nel 2023, i reati ambientali sono aumentati del 15,6%, con il Mezzogiorno particolarmente colpito. Legambiente chiede al Governo Meloni misure più severe

Legambiente celebra 30 anni di impegno dalla prima pubblicazione del rapporto Ecomafia, che quest’anno evidenzia un preoccupante aumento dei reati ambientali in Italia. Nel 2023, i reati ambientali sono aumentati del 15,6%, con 35.487 illeciti penali, equivalenti a una media di 97,2 reati al giorno. Il fatturato degli ecomafiosi ha raggiunto 8,8 miliardi di euro.

Il Mezzogiorno è l’area più colpita, con Campania, Sicilia, Puglia e Calabria che registrano il maggior numero di crimini ambientali. A livello provinciale, Napoli si posiziona al primo posto, seguita da Avellino, Bari e Roma. Oggi, Goletta Verde ha effettuato un blitz lungo le coste laziali per dire “No Ecomostri, No Ecomafie“.

Nella classifica degli illeciti ambientali, domina il ciclo illegale del cemento con 13.008 reati, segnando un incremento del 6,5%. Tuttavia, il dato più preoccupante riguarda i reati nel ciclo dei rifiuti, che hanno visto un aumento del 66,1% con 9.309 reati. Al terzo posto si trovano i reati contro gli animali, seguiti dall’aggressione al patrimonio culturale e dagli illeciti nelle filiere agroalimentari, come il caporalato.

Legambiente ha chiesto al Governo Meloni un forte segnale di discontinuità, sollecitando l’adozione di misure più severe contro i reati ambientali. Tra le richieste, il recepimento della nuova direttiva sulla tutela penale dell’ambiente, la lotta all’abusivismo edilizio, sanzioni più gravi contro i trafficanti di rifiuti, e misure per contrastare i reati contro gli animali e le agromafie.

Immagine e video da sito Legambiente

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