Processo ‘Codice Interno’: ammesse le parti civili, escluse le criptochat

Il processo su presunti legami tra mafia e politica a Bari vede l'ammissione di diverse parti civili, mentre restano escluse alcune prove chiave

Nel processo nato dall’inchiesta ‘Codice Interno’, sono state ammesse tutte le parti civili che avevano presentato richiesta di costituzione. Tra queste figurano la Regione Puglia, il Comune di Bari, l’associazione antimafia ‘Libera’, oltre ai ministeri dell’Interno e della Giustizia. Anche le aziende municipalizzate Amgas e Amtab hanno ottenuto lo status di parte civile, come riportato dall’Ansa. Questo riconoscimento consente loro di partecipare attivamente al processo sui presunti legami tra esponenti politici locali e la criminalità organizzata.

In un altro sviluppo, il giudice per l’udienza preliminare (gup) Giuseppe De Salvatore ha respinto, almeno temporaneamente, l’ammissione delle ‘criptochat’ depositate dai pubblici ministeri Fabio Buquicchio e Marco D’Agostino. Si tratta di intercettazioni particolarmente delicate, raccolte tramite un software canadese che rendeva i cellulari quasi inaccessibili. Le conversazioni erano state acquisite nel corso di un altro procedimento, e gli inquirenti italiani sono stati affiancati nelle operazioni di decriptazione da autorità francesi e canadesi. Tuttavia, la difesa di alcuni imputati ha sollevato delle eccezioni che il giudice ha deciso di accogliere.

Un punto cruciale del processo riguarda anche le testimonianze di alcuni imputati, che hanno chiesto di rilasciare dichiarazioni spontanee. Queste audizioni sono programmate per l’8 novembre, come evidenziato dall’Ansa. In particolare, verranno ascoltati l’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, il boss Savino Parisi e il figlio Tommaso. Olivieri è sotto accusa per scambio elettorale politico-mafioso e per estorsione, in quanto, secondo l’accusa, avrebbe sfruttato i voti della malavita barese per far eleggere la moglie, Maria Carmen Lorusso, al Consiglio comunale di Bari nel 2019.

Un altro sviluppo rilevante riguarda proprio Maria Carmen Lorusso, tornata in libertà dopo otto mesi di detenzione ai domiciliari. Lorusso è accusata di aver ottenuto un sostegno elettorale illecito in collaborazione con il padre, Vito Lorusso, e altri 14 imputati, tutti coinvolti nel medesimo procedimento con rito ordinario. Questo filone del processo riguarda lo stesso reato di scambio elettorale politico-mafioso, che si lega alle dinamiche criminali locali e ai loro presunti contatti con la politica barese.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments

Articoli correlati

Il batterio individuato in un ulivo vicino alla complanare della statale 16. Sorveglianza su 500...
Roghi più complessi da domare per via di condizioni meteoclimatiche difficili. Aumenta l’uso dei mezzi...
La vittima, originaria di Putignano, è precipitata mentre lavorava in quota per la festa patronale:...

Altre notizie