La Procura di Bari ha disposto una serie di perquisizioni e sequestri a carico di Vincenzo Coviello, ex dipendente di Intesa San Paolo, accusato di aver effettuato oltre 6.600 accessi abusivi ai conti correnti di circa 3.572 clienti. Tra questi figurano esponenti politici di rilievo come Giorgia Meloni, il ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente del Senato Ignazio La Russa e altri membri del governo, oltre a figure istituzionali di primo piano e familiari vicini.
Secondo l’accusa, Coviello, licenziato lo scorso agosto, avrebbe agito “verosimilmente in concorso e previo concerto con persona/e da identificare”, presumibilmente su mandato di terzi, con l’obiettivo di raccogliere informazioni riservate tramite l’accesso abusivo ai sistemi informatici del Gruppo Intesa San Paolo. In particolare, l’ex dipendente avrebbe sfruttato la sua posizione nella filiale di Bisceglie per ricercare dati sensibili senza necessità di hackerare i sistemi di sicurezza.
Gli inquirenti ritengono che i dati acquisiti potessero costituire un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale. I conti “spiati” appartenevano a istituzioni fondamentali per lo Stato italiano, tra cui membri del Parlamento, ministri e alti ufficiali delle forze dell’ordine. L’indagato, secondo quanto riportato nel provvedimento, avrebbe avuto accesso a notizie che, nell’interesse della sicurezza dello Stato, dovevano rimanere segrete.
A dare il via alle indagini è stata la denuncia di un correntista, che ha messo in luce gli accessi irregolari. Coviello, secondo fonti investigative citate dall’Ansa, avrebbe cercato nei database interni dell’istituto i nominativi delle personalità interessate senza compromettere la sicurezza informatica. Tuttavia, l’ex dipendente si sarebbe difeso dichiarando di aver agito da solo e per semplice curiosità, senza alcuna intenzione di divulgare le informazioni.
Nel corso delle perquisizioni effettuate dai carabinieri della sezione di Polizia giudiziaria della Procura, sono stati sequestrati apparecchi informatici, tra cui telefoni cellulari, tablet e chiavette USB, potenzialmente collegati all’attività illecita. Le indagini mirano a identificare eventuali complici e chiarire se Coviello abbia effettivamente agito su commissione o autonomamente.
Il caso ha suscitato un’ampia attenzione mediatica, anche a causa del coinvolgimento di figure politiche di spicco e delle implicazioni per la sicurezza dello Stato. La Procura di Bari continua a indagare per far luce su eventuali ulteriori violazioni e sui motivi che avrebbero spinto l’indagato a compiere tali azioni.