Nell’ambito di un’inchiesta che ha scosso il settore sanitario di Bari, Vito Lorusso, ex primario di oncologia medica dell’Istituto Tumori “Giovanni Paolo II”, ha patteggiato una pena di cinque anni. Le accuse, molto gravi, includevano peculato e corruzione.
Il caso di Lorusso ha attirato l’attenzione nel luglio del 2023, quando fu arrestato per la prima volta. Le accuse erano particolarmente delicate: si sosteneva che il medico avesse chiesto somme di denaro ai suoi pazienti oncologici in cambio di una più rapida esecuzione di visite e ricoveri, oltre che per accelerare altre pratiche sanitarie. Dopo un periodo in custodia cautelare ai domiciliari, Lorusso era stato rilasciato, solo per essere nuovamente arrestato a febbraio nell’ambito di un’ulteriore inchiesta denominata ‘Codice Interno’.
Questa seconda indagine ha rivelato dettagli ancora più inquietanti, legando Lorusso a un presunto giro di voto di scambio politico-mafioso. L’arresto ha coinvolto anche figure familiari del medico, tra cui la figlia Maria Carmen e il genero, ex consigliere Giacomo Olivieri. Secondo gli investigatori, Lorusso avrebbe concordato con Massimo Parisi, fratello di un noto boss locale, di ricevere supporto elettorale per la candidatura di sua figlia a consigliera comunale, offrendo in cambio cure mediche a un nipote del boss, il quale è poi deceduto.