Morti sul lavoro in Puglia: tasso superiore alla media nazionale

La regione rientra nella "zona rossa" secondo l’Osservatorio Sicurezza e Ambiente, con una media giornaliera di 77 denunce di infortunio

Le morti sul lavoro in Puglia continuano a crescere, con un tasso di incidenza di 15,3 vittime ogni milione di occupati, ben al di sopra della media nazionale fissata a 11,6. I dati, elaborati dall’Osservatorio Sicurezza e Ambiente Vega Engineering su base Inail, mostrano un quadro allarmante: la regione viene classificata in “zona rossa”, con numeri che segnalano un’emergenza strutturale e non più solo episodica.

A preoccupare non è solo il numero di vittime, ma l’intero sistema che ruota attorno alla prevenzione nei luoghi di lavoro. Secondo la Cgil Puglia, il problema va oltre la semplice contabilità degli infortuni: “È un’emergenza che coinvolge cultura imprenditoriale, processi produttivi obsoleti e una visione del profitto che sacrifica la sicurezza dei lavoratori”, ha dichiarato Gigia Bucci, segretaria generale del sindacato regionale.

I primi cinque mesi del 2025 hanno già registrato 11.644 denunce di infortunio, equivalenti a una media di 77 al giorno, e 26 incidenti mortali. Numeri che evidenziano una costante e preoccupante tendenza. Il comparto più colpito è quello dell’industria e dei servizi, che include l’industria in senso stretto, l’artigianato e il terziario.

A livello territoriale, Bari è la provincia che registra il maggior numero di vittime in valore assoluto, con 10 morti. Tuttavia, se si considera l’indice di mortalità, è Brindisi a registrare il dato più critico: 38,7 morti ogni milione di occupati, seguito da Foggia e Bari stessa, tutte collocate in zona rossa.

La denuncia della Cgil va oltre i numeri e mette in luce la fragilità dell’intero sistema di controlli. Il sindacato evidenzia come i dati Inail siano anche il risultato di una diffusa elusione normativa, spesso favorita dalla carenza di ispezioni. “La maggior parte dei controlli avviene su segnalazione, non in via preventiva. Questo alimenta un clima di impunità”, ha sottolineato Bucci.

Il tema centrale è l’assenza di una strategia incisiva da parte delle istituzioni. Le parole d’ordine sono formazione, prevenzione, maggiori risorse per la vigilanza e un intervento deciso contro le aziende che violano sistematicamente le norme. Ma, denuncia la Cgil, le politiche attuali vanno in direzione opposta. Nel recente decreto Ilva, per esempio, è stata inserita una norma che riduce i tempi di prescrizione per i crediti da lavoro, limitando il diritto dei lavoratori a reclamare gli arretrati.

Per la Cgil, questo rappresenta l’ennesimo segnale della distanza tra la retorica istituzionale e la realtà vissuta dai lavoratori. “Il governo continua a favorire le imprese, trascurando completamente la tutela della vita e della dignità lavorativa”, ha concluso Bucci.

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