La violenza sul luogo di lavoro nel settore sanitario si configura come una criticità crescente, tanto da spingere la Regione Puglia a commissionare uno studio specifico. L’indagine ha coinvolto oltre 3.200 professionisti del sistema sanitario regionale, tra medici, infermieri, OSS e farmacisti ospedalieri, facendo emergere dati allarmanti: il 42% ha dichiarato di essere stato vittima di aggressioni, il 29% solo nell’ultimo anno.
Le forme di violenza più diffuse sono quelle verbali (87%), ma preoccupano anche i numeri legati alle aggressioni fisiche (12%) e alle molestie sessuali (3%). Tra i casi registrati, 71 operatori hanno subito lesioni fisiche, e quasi la metà di loro è stata costretta a un’assenza prolungata dal lavoro. In oltre il 20% dei casi, l’infortunio ha comportato una pausa superiore alle due settimane.
I lavoratori con meno di cinque anni di anzianità si rivelano particolarmente esposti (38,5%), così come chi opera durante i turni notturni, fascia oraria in cui si concentra il 35,1% degli episodi. Particolarmente vulnerabili risultano anche i soggetti non binari, con il 39,5% che ha dichiarato di essere stato aggredito, una percentuale superiore rispetto a colleghi di genere maschile o femminile.
Le cause delle aggressioni sono spesso oscure: nel 29,5% dei casi, le vittime non riescono a identificarne l’origine. Tuttavia, il ritardo o la mancanza di prestazioni sanitarie (15%), la comunicazione di notizie infauste (5%) e l’interazione con pazienti in stato di agitazione psicomotoria (4,2%) sono tra i fattori ricorrenti.
L’analisi è stata realizzata grazie al sistema Sirgisl, in collaborazione con l’Università di Bari e il supporto della Fnomceo. Coordinato dal dottor Donato Sivo e supervisionato dal professor Luigi Vimercati, lo studio si è avvalso del questionario Workplace Violence in the Health Care Sector, messo a punto da enti internazionali tra cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista La Medicina del Lavoro.
Un dato significativo riguarda la tipologia di professionisti più colpiti dalle lesioni fisiche: il 40% degli infortunati sono infermieri, seguiti da medici (13%) e altre figure sanitarie (14%). In quasi la metà dei casi (46,6%), si tratta di personale a stretto contatto con pazienti psichiatrici o con disabilità mentale.
A fronte di questi numeri, la Regione Puglia ha istituito l’Osservatorio Regionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie (Orseps). L’obiettivo è monitorare, prevenire e gestire gli episodi di violenza, attraverso linee guida specifiche e un nucleo operativo stabile.
Il presidente della Regione, Michele Emiliano, ha sottolineato che la tutela degli operatori sanitari è una priorità: “Siamo vicini a chi ha subito aggressioni. È indispensabile collaborare con le forze dell’ordine, ma anche prevenire ogni atto che mina la sicurezza di chi lavora al servizio della collettività”.
Vito Montanaro, direttore del Dipartimento Salute, ha annunciato l’avvio di protocolli d’intesa con le Prefetture e la sperimentazione dell’infermiere di processo nei reparti più a rischio, come i pronto soccorso.
Fondamentali saranno anche le misure formative: secondo Vimercati e Sivo, è necessario rafforzare le competenze comunicative degli operatori, promuovere strategie per gestire situazioni ad alta intensità emotiva e sensibilizzare il pubblico sul valore del lavoro sanitario. Le pressioni legate alla gravità clinica, all’urgenza, alle richieste dei familiari e alla necessità di comunicare diagnosi complesse aumentano il rischio di conflitto. Per questo la prevenzione passa anche attraverso l’educazione alla comunicazione e la preparazione emotiva degli operatori.