Produzione di ciliegie in Puglia al collasso: gelate e speculazioni affossano il comparto

Coldiretti denuncia perdite fino al 100% nel Barese: servono controlli sull'origine del prodotto e un marchio IGP per tutelare la qualità locale

Secondo Coldiretti, nel 2025 la produzione di ciliegie, in Puglia, è crollata tra il 70% e il 100% a seconda delle zone del sud est barese, a causa delle gelate che hanno danneggiato le fioriture tra marzo e aprile. I danni maggiori si registrano sulla varietà ‘Ferrovia’, eccellenza locale, mentre anche le ciliegie precoci come Georgia e Bigarreau hanno subito pesanti perdite.

Il rischio, è duplice: da un lato il comparto agricolo è messo in ginocchio da eventi climatici estremi e da una filiera frammentata; dall’altro il mercato rischia di essere invaso da prodotto estero, senza un’adeguata tracciabilità, venduto a prezzi elevati fino a 23,3 euro al chilo nei mercati del nord Italia.

Gli agricoltori pugliesi, oltre a fronteggiare una produzione quasi azzerata, sono colpiti da un forte incremento dei costi e dalla siccità persistente, senza un corrispondente aumento dei prezzi di vendita. L’equilibrio tra domanda e offerta viene così distorto, aprendo la porta a pratiche speculative lungo tutta la filiera, dal campo alla tavola.

Coldiretti sottolinea l’urgenza di una declaratoria dello stato di calamità naturale, ma richiama anche l’attenzione sulla necessità di vigilanza contro le importazioni sleali, specialmente da Paesi del Nord Africa come Marocco, Tunisia ed Egitto. L’associazione chiede un’intensificazione dei controlli da parte dei Vigili dell’Annona per verificare la provenienza reale dei prodotti venduti al consumo.

Per preservare le sue caratteristiche caratteristiche e salvaguardare un patrimonio agricolo di valore, Coldiretti rilancia l’idea di costruire una filiera corta e trasparente, con la diffusione della vendita diretta e la promozione di un marchio di origine controllata, come l’IGP. Una certificazione territoriale che consenta ai consumatori di riconoscere e valorizzare il prodotto locale, contrastando l’anonimato delle importazioni.

 

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